di Antonio Giordano
La Sicilia al centro del mercato mondiale. L’acquisizione proietta l’Isola in un contesto internazionale. Clima
ideale per la coltivazione. Ma è necessario ancora risolvere alcune questioni legali. Il percorso del ddl all’Ars
C’è un mercato nel quale la Sicilia, in maniera silenziosa, è in un contesto internazionale ed in una posizione di rilievo: è quello della canapa. Di ieri la notizia dell’acquisizione da parte di Ramm Pharma Corp di Canapar Corp, dopo il primo passaggio del 49% delle quote a dicembre, detenute dal precedente azionista Canopy Rivers Corporation. Un’acquisizione che «colloca Canapar, una delle più grandi aziende di cannabis in Europa integrata verticalmente, in una posizione strategica per competere sul mercato internazionale della canapa». Canapar è stata fondata in Sicilia e con le sue filiali interamente controllate in Europa, è un produttore e trasformatore italiano di olio Cbd (cannabidiolo) e di isolati, utilizzati per la creazione di nuovi prodotti commerciali nel settore della salute e del benessere. Canapar si è assicurata più di 1.000 ettari di canapa attraverso il suo modello di coltivazione in outsourcing e ha avviato una partnership accademica con il Dipartimento di Agraria dell’Università di Catania. Sta implementando le sue capacità di estrazione e lavorazione della canapa attraverso il suo nuovo impianto e prevede di trasformare 600 tonnellate di biomassa di canapa all’anno in isolati cdb e prodotti derivati per la distribuzione in Europa. Obiettivo è la produzione di cosmetici, prodotti per la cura della pelle e prodotti di bellezza a base di cdb per il mercato cosmetico italiano, il quarto mercato più grande in Europa, e per il mercato globale, che presenta una forte domanda di marchi Made in Italy. «Il processo di fusione tra Ramm e Canapar porta il gruppo ad avere, a tutti gli effetti, un assetto da multinazionale. Siamo presenti su tre aree a livello mondiale, Europa, Canada e America Latina, con una solidità finanziaria e commerciale utile per competere sul mercato internazionale della cannabis da estrazione», commenta Sergio Martines, ceo Canapar Corp. «Per l’Italia, e la Sicilia soprattutto, si apre uno scenario importantissimo che ci posiziona al centro del mondo, con la certezza di incrementare e sostenere le opportunità economiche e occupazionali per l’isola». L’accordo per l’acquisizione, infatti, continua una nota «porterà l’arrivo di ulteriori investimenti e di capitali esteri, l’aumento considerevole delle esportazioni all’estero di prodotti con marchio Made in Italy, l’ampliamento del portfolio prodotti con l’immediata apertura a nuovi mercati». «L’impianto di estrazione altamente tecnologico e performante che abbiamo realizzato a Ragusa, è ormai concluso e a breve inizierà ad estrarre Cbd – cannabidiolo – per soddisfare le richieste del mercato farmaceutico, cosmetico, nutraceutico e di quello veterinario», continua Sergio Martines. Grazie alle best practices di ciascuna società, la fusione consolida, quindi, la presenza di Canapar in Europa e nel resto del mondo, affermandosi come uno dei distributori più importanti di ingredienti attivi derivati dalla cannabis. «A tutto questo, però, restiamo in attesa di indicazioni certe e inequivoche che ci possano consentire di operare con la massima trasparenza senza dovere avere l’esigenza commerciale e produttiva di guardare fuori dai nostri confini nazionali», conclude Sergio Martines. Proprio su questo aspetto normativo intervengono le iniziative di legge depositate all’Ars sulla produzione industriale di canapa, una del M5s e l’altra a firma di Giorgio Assenza di Diventerà Bellissima, poi unite in un unico testo che ha avuto il via libera dalla commissione attività produttive dell’Ars. La Sicilia è considerata per le sue caratteristiche climatiche, una delle zone più votate alla coltivazione della canapa. Nell’Isola inoltre la superficie destinata a questa coltivazione è passata dai circa 50 ettari coltivati nel 2018 agli oltre 500 ettari nel 2019. Secono il testo che accompagna il ddl «in Sicilia si stima nei prossimi anni una crescita economico-finanziaria del settore della canapa industriale che potrebbe potenzialmente interessare almeno 10.000 ettari di superfici coltivate con la generazione di un impatto economico “diretto” di circa 1 miliardo e circa 10 mila nuovi posti di lavoro». «Questa acquisizione rafforza la presenza di Ramm nel mercato europeo della cannabis con una piattaforma globale predominante e differenziata», ha dichiarato Jack Burnett, amministratore delegato di Ramm. (riproduzione riservata).